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Futuro MMG: formazione sia in assistenza territoriale che continuativa

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Per il Sottosegretario alla Salute una possibile soluzione della carenza di medici di medicina generale potrebbe rinvenirsi nella progressiva integrazione ed interazione dei medici in formazione con i medici già formati, attraverso forme di aggregazione complessa delle cure primarie
“L’intenzione del Ministero della salute è di assicurare, anche nel futuro, la completa copertura del servizio prestato dai medici di medicina generale in tutto il territorio nazionale, nella consapevolezza, tuttavia, che per perseguire detto scopo sia necessario il coinvolgimento delle Regioni, che esprimono il relativo fabbisogno, e del Ministero dell’economia e delle finanze, per gli aspetti concernenti la copertura finanziaria”.
Così il sottosegretario alla Salute, Davide Faraone, intervenendo in commissione Affari sociali alla Camera dei Deputati ha risposto a un’interrogazione relativa al futuro dei medici di medicina generale posta dalla deputata del Partito Democratico, Giuditta Pini, che ha rimarcato inoltre l’urgenza di affrontare per tempo il tema dell’inadeguatezza degli attuali sistemi di formazione e gestione dei medici di famiglia, soprattutto in relazione alla tendenza allo spostamento degli interventi in ambito sanitario dalle strutture ospedaliere al territorio.
In merito agli orientamenti tesi alle future prospettive dell’istituto del medico di medicina generale, Faraone ha informato la Commissione che il Ministero della salute sta valutando la realizzazione di modelli organizzativi che vedono il medico in formazione specifica in medicina generale occupato sia nell’assistenza territoriale con maggiore densità assistenziale, attraverso il supporto di reti informatiche per la condivisione dei dati clinici, sia nell’assistenza continuativa al paziente e nella continuità temporale dell’assistenza. “Infatti – sottolinea il sottosegretario – una possibile soluzione della carenza di medici di medicina generale potrebbe rinvenirsi nella progressiva integrazione ed interazione dei medici in formazione con i medici già formati, attraverso forme di aggregazione complessa delle cure primarie”.
“In tal modo – conclude Faraone – si potrebbe addivenire ad un accesso alla professione di medico di medicina generale attraverso una formazione che preveda una progressiva e graduale autonomia, così come già previsto per i medici in formazione specialistica universitaria, garantendo sia una copertura del servizio, con livelli motivazionali più alti da parte dei partecipanti al corso, sia il conseguente più rapido inserimento nell’area professionale”.

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