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Infermiere di famiglia, la nuova figura accende la polemica. Medici contrari: improvvisazione pericolosa

«La sola gestione dei non autosufficienti a domicilio in mano ai medici di medicina generale è fallimentare». Così il segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega commenta l’istituzione dell’infermiere di famiglia, una figura che, secondo il presidente Nursind, opportunamente valorizzata, potrebbe rappresentare «la soluzione per l’intasamento dei Pronto Soccorso.
Pronta la replica dei medici di famiglia che in una nota di Snami esprimono la riluttanza verso la figura dell’infermiere di famiglia che in Piemonte, Lombardia, Campania e ora anche in Molise, bussa alle porte di anziani, malati cronici, disabili e donne fresche di parto per verificare che controlli e terapie vengano fatti nei tempi e nei modi giusti.
«Quello che sta succedendo in Piemonte – spiega Gianfranco Breccia, segretario nazionale Snami – è spia di una improvvisazione alquanto pericolosa. Si sono inventati l’infermiere di famiglia a cui è seguito il messaggio sui media che gli infermieri farebbero quello che una volta facevano i medici condotti, andrebbero cioè di casa in casa a seguire chi non può o non vuole muoversi e quando verificano qualche problema, in accordo con il medico specialista, invitano a fare un accertamento diagnostico». Non va giù l’accusa che il ‘medico’, secondo alcuni, avrebbe troppo da fare e trascurerebbe i suoi pazienti. Anche per il presidente nazionale dello Snami, Angelo Testa, bisogna fare chiarezza.«Abbiamo scritto più volte che per noi l’infermiere del territorio, quando è un buon giocatore, può far parte di una squadra allenata dal medico di Medicina Generale. La storia calcistica ci insegna che viceversa, seppur con delle buone potenzialità, l’atleta che vorrebbe sostituire l’allenatore, dare indicazioni di chi deve e come si deve giocare, arriva a non sedersi neanche più in panchina», sottolinea Testa.
«Mi auguro – conclude – che si sia andati “fuori tema” per un eccesso di pubblicizzazione del proprio ruolo in un attimo di enfasi e che invece debba prevalere il buon senso di capire il profondo significato della distinzione dei ruoli, netta e separata anche se si lavora in team. Siamo sicuri ad esempio che il triage al pronto soccorso, compito delicatissimo e di grande valenza professionale, sia assolutamente più consono ad una infermieristica rispetto a quella medica? Sicuramente i medici che lavoreranno in diurno nella prossima ri-modulazione dell’assistenza territoriale svolgerebbero tale percorso meglio di chiunque altro».
Doctor News 33

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