L’Enpam prova a cambiare lo Statuto
Domani 8 marzo si riunirà il Consiglio Nazionale costituito dai centosei presidenti d’ordine per mettere a punto i ritocchi alla proposta elaborata in questi mesi. Il testo tornerà poi in Consiglio d’Amministrazione per essere sottoposto al parere delle consulte che rappresentano i quattro fondi: medicina convenzionata, specialisti convenzionati delle Asl, specialisti convenzionati esterni, liberi professionisti. Il voto definitivo è previsto a giugno.
Le modifiche chiave sono sia sugli scopi della Fondazione che eroga la pensione ai medici sia soprattutto sulla composizione degli organi statutari.
All’articolo 3 si prospetta l’apertura ad altre professioni sanitarie “per una crescente rappresentatività del settore”, che avrebbero gestioni separate rispetto a medici e dentisti. Oltre a fare previdenza, la Fondazione metterebbe in pista “interventi di promozione e sostegno all’attività e al reddito dei professionisti iscritti”, la possibilità di istituire enti e associazioni in Italia e all’estero e di associarsi con altre casse private. Le modifiche chiave sono sugli organi. Fin qui la Fondazione guidata da Alberto Oliveti è stata guidata da un CdA, con un Comitato esecutivo comprendente il presidente, i vice e cinque consiglieri, e soprattutto, per l’approvazione del bilancio e l’elezione dei vertici, da un Consiglio nazionale composto dai presidenti dei 106 ordini provinciali. Il comitato esecutivo sarà abolito, per motivi di snellimento delle procedure (e delle spese) mentre acquistano autorità il CdA, che dovrebbe scendere rispetto agli attuali 27 componenti, e il Consiglio nazionale. Quest’ultimo, nella bozza al vaglio dei presidenti d’ordine, sarà costituito dai leader Omceo ma anche da rappresentanti eletti dalle Commissioni provinciali Albo odontoiatri in misura di un decimo dei presidenti medici, e soprattutto da una parte di componenti (fino a metà del numero dei presidenti) eletta direttamente dai medici delle quattro gestioni previdenziali in proporzione al peso di ciascun fondo. Per ciascuna gestione verrebbe mantenuta una consulta di 21 membri. Il numero salirebbe a 24 per i medici del territorio, per comprendere le istanze di medici di continuità assistenziale e pediatri, nonché per la consulta dei liberi professionisti, così da contemperare le spinte di dentisti da una parte e ospedalieri contribuenti per la quota di libera professione intramoenia. Difficile ad oggi prevedere che il Consiglio nazionale salirà dagli attuali 106 a 175 membri; forse più probabile (anche se i bookmakers accetterebbero scommesse anche qui) che restino le proporzioni indicate dalla bozza tra componenti medici, odontoiatri ed elettivi dei Fondi.
Mauro Miserendino
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