“Conviviamo con le cronicità e, a sentir parlare i protagonisti della sanità, il decentramento dell’assistenza sul territorio dovrebbe essere un’azione prioritaria, seguita da una chiara valorizzazione della medicina generale. Tuttavia, la situazione è ai limiti della schizofrenia: se da un lato si vuole accelerare il decentramento della presa in carico dei pazienti, dall’altro gli investimenti verso il territorio sono s empre più impercettibili”. Così Roberto Stella, Presidente Snamid e dell’Ordine di Varese, a margine del II° Congresso Interregionale Snamid Abruzzo Molise di Termoli e a commento delle regole del nostro Sistema Sanitario Nazionale che impediscono al Mmg di prescrivere molte terapie disponibili legate ai farmaci innovativi (soprattutto quelle volte a gestire le patologie croniche) perché di esclusiva competenza dello specialista. “Diciamo con forza un “basta!” al medico di famiglia semplice trascittore; è giunto il momento che a questa figura vengano riconosciute competenze e responsabilità definitive, togliendo una volta per tutte l’etichetta di medico di serie b”.
È innegabile la disparità di accesso alle terapie, e in particolare ai farmaci innovativi, nella quale vivono i pazienti trattati solo dal loro Mmg rispetto a rispetto a quelli che hanno accesso allo specialista; quest’ultimo, infatti, dispone di un armamentario terapeutico più adeguato alle esigenze di salute del paziente stesso: “è evidente che, oltre alla formazione dei medici e agli investimenti, per potenziare la cura sul territorio ci vogliono anche gli strumenti, tra i quali quelli terapeutici più moderni, i cosiddetti farmaci innovativi – continua Stella. Forse sfuggono alcuni dati: se prendiamo in considerazione solo la bronchite cronica e il diabete, parliamo di circa il 15% della popolazione in termini di incidenza, e queste persone accedono costantemente allo studio del loro medico di famiglia”.
Una situazione che, se ampliata alla condizione che la medicina generale vive ormai da anni, fa dire a Stella di non essere fiducioso sul futuro della professione: “purtroppo non sono ottimista, anche alla luce di alcuni piani sanitari regionali che vanno verso investimenti, ancora una volta, in ambito ospedaliero. Pensiamo alle forme associative dei medici di famiglia: sono il fulcro dell’accordo collettivo nazionale in essere, quello futuro e di molti piani sanitari. Tuttavia, e parlo della mai regione (la Lombardia) non si va oltre il 40% di forme associative sulle strutture sanitarie presenti sul territorio, perché sono stati bloccati gli incentivi. È tutto frutto di quell’atteggiamento schizofrenico di cui parlavo poco fa”.
http://www.passonieditore.it/md-digital/audio/4381.mp3
Francesco Gombia (M.D.)
Lascia un commento