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Sentenza della Cassazione ribadisce i fattori che danno diritto al compenso delle ADP

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97L’assistenza domiciliare programmata del medico convenzionato è regolata da norme ineludibili, ma una più efficace presa in carico dei soggetti fragili richiede un cambiamento di paradigma che premi l’esito della gestione dei percorsi di cura piuttosto che le singole prestazioni senza verifica di efficacia.

  

La sentenza della Cassazione Sezione Lavoro n.14951 del 1° luglio 2014 riguardo l’assistenza domiciliare programmata (ADP), ha precisato che il medico di medicina generale ha diritto al compenso specifico solo quando la visita domiciliare risulti essere stata preventivamente autorizzata dall’Azienda Sanitaria di appartenenza e sia documentata da comprovate necessità e da un piano cadenzato di interventi utili.

 

Infatti, gli allegati G e H all’Accordo Collettivo Nazionale prevedono che vi sia una proposta motivata del medico curante, l’autorizzazione aziendale agli interventi incentivati condizionata dalle necessità di monitoraggio clinico domiciliare o dall’intrasportabilità in studio dell’assistito con mezzi comuni, la definizione degli accessi mensili necessari, la tenuta di una scheda sanitaria con registrazione degli interventi al domicilio dell’assistito². Agli obblighi per i medici curanti di rispettare questi formalismi corrispondono anche obblighi di documentazione di un’attività di controllo fiscale da parte delle Aziende Sanitarie richiesti dai revisori dei conti aziendali.  La documentazione delle attività svolte è inoltre importante per misurare i carichi di lavoro, l’appropriatezza e la qualità degli interventi, oltre che a identificare le responsabilità delle singole condotte in un contesto di cura multidisciplinare.

La definizione condivisa dei percorsi di cura e la registrazione omogenea e semplificata degli interventi su una piattaforma informatica comune può migliorare il governo dell’assistenza territoriale.

La semplificazione delle procedure e modulistiche all’essenziale è importante per non ridurre con inutili formalismi il tempo già misurato  per l’assistenza diretta al malato. L’omogenizzazione di procedure e di moduli è necessaria per la codifica, registrazione, lettura e confrontabilità dei dati allo scopo di monitorare, rilevare criticità e adottare correttivi e modelli di innovazione all’assistenza multidisciplinare territoriale

La promozione aziendale della conoscenza e del reciproco rispetto dei ruoli professionali può favorire una comune responsabilizzazione ad intervenire nei tempi utili considerando insieme come priorità i bisogni degli utenti piuttosto che le consuetudini dei singoli servizi. L’’uso di un linguaggio comune condiviso è altrettanto importante per migliorare l’interattività tra operatori diversi impegnati negli stessi percorsi di cura. Ad esempio, se un assistito rientra nella definizione di paziente intrasportabile con mezzi comuni, dovrà poter beneficiare dell’assistenza domiciliare necessaria da parte di tutti gli operatori necessari e disponibili, infermieri, fisioterapisti, medici  curanti e specialisti. Ma se invece l’assistito deambula in autonomia e va abitualmente nello studio del medico curante può allo stesso modo ugualmente essere inviato o accompagnato nei poliambulatori distrettuali per le prestazioni necessarie, senza  impegnare operatori già oberati di lavoro con richieste di accessi domiciliari impropri per prestazioni eseguibili in ambulatorio  e per cui a volte non trovano neppure a domicilio l’utente. L’utente a sua volta va informato dalle istituzioni su quali sono i diritti esigibili, sull’uso dei servizi fruibili e sui doveri propri di assistenza di famiglia, servizio sanitario e servizi sociali secondo definiti Livelli Essenziali di Assistenza sanitari e sociali.

 

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