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Sviluppi dell’ Indagine dei NAS sul presunto scandalo Larinese

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nasNove indagati, quattro medici e cinque fra dirigenti e tecnici. Le accuse vanno dalla truffa al falso fino all’abuso d’ufficio. I carabinieri del Nucleo Antisofisticazione e Sanità regionale tolgono i veli a un nuovo possibile scandalo che riguarda il settore più chiacchierato del Molise, la Sanità.

 

 

Lo fanno con un’operazione scattata nella mattinata di giovedì 7 marzo al termine di circa dieci mesi di indagini. Quattro medici larinesi, fra cui il sindaco Guglielmo Giardino, sono accusati di aver percepito illecitamente somme per un servizio mai realizzato, quello della medicina di gruppo.

 

 Ma secondo gli inquirenti, i quattro avrebbero chiesto e ottenuto di svolgere quest’attività privata in una struttura pubblica quale l’ospedale Vietri, ricevendo il placet dei vertici dell’Asrem e dello stesso nosocomio.
  Questo il quadro investigativo spiegato illustrato stamattina 7 marzo in conferenza stampa nel tribunale di Larino dal procuratore capo Ludovico Vaccaro e dal comandante regionale dei Nas Antonio Forciniti che hanno sul registro degli indagati Guglielmo Giardino, Nicola Gabriele, Antonio Sabusco (fratello del consigliere regionale Udc) e Augusto Vincelli, medici del centro frentano, il tecnico dell’ospedale Vietri Giovanni Quici (anche vice sindaco), il direttore sanitario del nosocomio larinese Nicola Di Lena e i tre direttori Asrem, Angelo Percopo (direttore generale), Gianfranca  (direttore amministrativo) e Giancarlo Paglione (direttore sanitario). Truffa, falso, abuso d’ufficio. Sono queste le ipotesi di reato avanzate dalla Procura di Larino.

  La vicenda nasce nel 2010 quando i quattro medici di base decidono di mettere in pratica il servizio di medicina di gruppo. In pratica una prestazione che permette ai pazienti dei rispettivi dottori di usufruire del servizio di ambulatorio dalle 8 alle 20 tutti i giorni escluse le domeniche. In pratica con la medicina di gruppo il paziente Tizio ha la certezza di trovare nello studio medico almeno uno dei quattro dottori in orario diurno e senza costi aggiuntivi. Si tratta di un servizio che permette di diminuire il carico di lavoro nei confronti di pronto soccorso e guardia medica. E invece, a detta del procuratore capo di Larino Ludovico Vaccaro «hanno simulato l’esistenza di questa associazione mai attuata. Tutti i pazienti da noi sentiti hanno negato di essere a conoscenza di questo servizio. Non c’era nessuna delle prerogative della medicina di gruppo: nessuna interscambiabilità dei medici, nessun orario continuato, né alcuna pubblicità dell’iniziativa». Eppure, sempre secondo la ricostruzione dei carabinieri «i medici hanno percepito illecitamente un’indennità di 600 euro lordi al mese per una prestazione mai esistita. Era un artificio per lucrare ai danni dell’azienda pubblica».

Non basta. Sotto la lente d’ingrandimento dei Nas c’è anche il luogo nel quale era svolta questa presunta medicina associata, vale a dire all’interno dell’ospedale Vietri di Larino. «Hanno utilizzato una struttura pubblica gratuitamente senza alcun beneficio per l’Asrem» ha rimarcato Vaccaro in conferenza stampa. Gli investigatori rimarcano quindi il paradosso: servizio di medici di base, quindi privati, all’interno di un edificio pubblico. Secondo gli investigatori «tre medici si limitavano a fare il proprio orario di lavoro, il quarto non c’è mai andato». Si tratta proprio del sindaco Guglielmo Giardino che ha spiegato di non aver mai voluto svolgere quell’attività in ospedale ma nel proprio studio, ritenendo che la norma regionale lo prevedesse.
  A questo punto scatta la seconda parte dell’inchiesta, quella sulle autorizzazioni. Chi ha concesso a quattro medici di base di usufruire di locali pubblici per le proprie prestazioni? La Procura di Larino ravvisa le responsabilità del direttore sanitario del Vietri, Nicola Di Lena, e del tecnico della stessa struttura, Giovanni Quici, vice sindaco di Larino, per aver messo a disposizione dei quattro dottori gli ambulatori del nosocomio. Al tempo stesso però, le autorizzazioni sarebbero arrivate dai vertici regionali, tramite una delibera a firma del direttore generale Asrem Angelo Percopo e con il placet del direttore sanitario Giancarlo Paglione e di quello amministrativo, Gianfranca Testa.

 

«Il vantaggio per l’Asrem? Nessuno. Anzi, il fatto che questi quattro medici abbiano potuto accedere a questo servizio, ha precluso ad altri dottori la stessa opportunità» ha detto Forciniti, secondo il quale «la delibera legittimava un servizio sperimentale per sei mesi. In realtà è durato tre anni». O poco meno. La vicenda è emersa infatti nell’autunno scorso, allorché i Nas sono intervenuti per un altro blitz che ha fatto molto rumore, la chiusura di un’ala della Residenza sanitaria assistenziale del Vietri. I medici infatti erano stati sistemati proprio nella parte ancora non ultimata della Rsa. «Siamo intervenuti tre volte e in ogni occasione li abbiamo trovati lì. Li abbiamo dovuti far sgomberare».
Il blitz di stamane ha puntato soprattutto ai sequestri di natura economica. «Abbiamo calcolato che il danno subito in 100 mila euro, tutti soldi pubblici. Più che un cancro della società – si è sfogato per un attimo Vaccaro – la Magistratura è uno dei metodi per tentare di estirpare uno dei mali della società». Per questo sono scattati i sigilli a cinque auto appartenenti ai quattro dottori frentani: al primo cittadino di Larino sono state prelevate una Lancia Fulvia del 1972 e una Porsche d’annata. Fra le altre, sequestrate anche una Opel Tigra Coupè, una Mercedes e un’Alfa 147. «Abbiamo bloccato l’equivalente in denaro di quanto percepito indebitamente» ha affermato il comandante dei Nas. Ma l’operazione ha bloccato anche i pagamenti dell’Asrem verso i quattro, compresa l’indennità maturata nel mese di febbraio, oltre che quelle future. «Abbiamo eseguito degli accertamenti patrimoniali e altri sono ancora in corso». Il procuratore Vaccaro ha sottolineato «il pieno riscontro che il Gip ha dato alla tesi accusatoria. Ci siamo voluti concentrare su misure verso il patrimonio. Quale migliore sanzione di quella che toglie delle somme a chi le ha percepite indebitamente? Avevamo chiesto anche l’interdizione dalla professione ma il giudice l’ha negata». Il procuratore però non ha nascosto che potrebbe anche inoltrare una nuova richiesta di questo tipo.

 

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