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Truffa milionaria all’Enpam, sette arresti eccellenti

enpam1(ANSA) L’inchiesta, coordinata dal pm di Milano Gaetano Ruta e condotta dai militari del Nucleo speciale di polizia valutaria della Gdf, vede al centro il crac della holding Sopaf e le accuse sono bancarotta fraudolenta, associazione per delinquere, truffa aggravata, appropriazione indebita, frode fiscale e riciclaggio.

 

 

Secondo le indagini, in particolare, i fratelli Magnoni, personaggi molto noti della finanza italiana, avrebbero distratto oltre 100 milioni di euro dal patrimonio della Sopaf, ‘storica’ società di intermediazione e amministrazione finanziaria fondata nel capoluogo lombardo nel 1980, poi quotata anche in Borsa e in regime di concordato preventivo dal febbraio 2013.

 

 

Inoltre, i Magnoni, come si legge nelle carte dell’inchiesta, avrebbero realizzato ”più truffe ai danni di terzi, sempre connotate da danni patrimoniali di rilevante gravità e, correlativamente, da ingenti guadagni illeciti”: una connessa ad ”un investimento immobiliare, ai danni della Cassa di Risparmio di Ferrara, con un illecito guadagno di 17 milioni di euro; più truffe ai danni di enti previdenziali (Enpam e Inpgi)”, le casse dei medici e dei giornalisti, ”nella negoziazione di strumenti finanziari denominati FIP, con un illecito guadagno pari a 27 milioni di euro”.

E in più, come chiarisce il pm, ”abusando delle disponibilità economiche raccolte nell’ambito della attività di Adenium Sgr S.p.a. (interamente controllata da Sopaf S.p.a.), si appropriavano indebitamente della somma complessiva di 52 milioni di euro conferita dalla Cassa di Previdenza e Assistenza dei Ragionieri e dei Periti Commerciali, trasferendo le somme sottratte a più riprese, estero su estero, in modo da occultarne la provenienza delittuosa e agevolarne il riciclaggio ed il reimpiego una volta rientrate in Italia”. Giorgio Magnoni, 74 anni, figlio di Giuliano che fu socio e consuocero del banchiere e ‘bancarottiere’ siciliano Sindona, sarebbe stato il ”capo” dell’associazione per delinquere, attiva tra il 2005 e il 2013, e avrebbe presieduto ”a tutte le attività illecite del gruppo coordinandone la strategia e stabilendo tempi e modi di attuazione delle operazioni”, mentre il fratello Ruggero, che è stato vice presidente Europa di Lehman Brothers, ha lavorato in Nomura Italia e ha partecipato anche alla scalata Telecom, avrebbe collaborato ”in particolare nella costruzione di operazioni finanziarie finalizzate al conseguimento di profitti illeciti”. Il figlio di Giorgio Magnoni, Luca, invece, stando all’imputazione, ”assisteva e collaborava in tutte le attività illecite dell’associazione, condividendone l’attuazione con gli altri membri”.

Aldo Magnoni, che è stato ideatore dell’Oak Fund nella scalata Telecom, era ”deputato a seguire le operazioni immobiliari, curava le attività connesse alla realizzazione di guadagni in pregiudizio delle controparti negoziali ed al loro occultamento”. Arrestati su ordinanza del gip di Milano Donatella Banci Buonamici anche Andrea Toschi, che è stato presidente di Arner Bank, Alberto Ciamperoni, ad della società di gestione risparmio Adenium, e Gianluca Selvi, dominus della società Hps. Per portare all’estero i soldi l’associazione si sarebbe avvalsa “di gruppi criminali organizzati impegnati in attività criminali in più di uno Stato (localizzati almeno in Italia, Austria, Svizzera, Madeira, Lussemburgo, Isole Bermuda, Isole Mauritius) e rappresentati da soggetti dediti ad operazioni di riciclaggio-occultamento di denaro di provenienza illecita, attraverso strutture professionali e finanziarie tra loro collegate”. La Gdf ha sequestrato 65 immobili, la maggior parte nel centro di Milano e riconducibili agli indagati, una decina in tutto oltre agli arrestati, villette residenziali, autovetture ed ha bloccato oltre 250 rapporti bancari in varie parti d’Italia.

 

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