Che l’assetto della Medicina del territorio, in tutte le sue declinazioni, necessiti di una necessaria riforma è un argomento che da qualche lustro tiene vivo il dibattito tra le associazioni di categoria e le Regioni, con i necessari e inevitabili distinguo su quella che dovrebbe essere la figura del medico convenzionato prossimo venturo o su quella che vorrebbero fosse.
Che il Corso di formazione specifica in medicina generale, concepito 25 anni fa e mai ricontestualizzato, segni il passo, anche per via della sue variegate estrinsecazioni regionali, è sotto gli occhi di tutti, basti pensare cosa ne è stato in questi ultimi quindici mesi di pandemia.
Che il servizio di Continuità Assistenziale, al netto delle intollerabili situazioni di degrado, pericolo e violenze nei confronti degli operatori, abbia rappresentato, e rappresenti ancora, un indefinito e indefinibile contesto lavorativo, a metà tra il limbo e l’inferno fisico e professionale è, ahinoi, innegabile.
Che il Medico di Assistenza Primaria, stritolato tra i desiderata irraggiungibili dei clienti/pazienti e l’asfissiante medicina amministrata aziendale, abbia lentamente, ma inesorabilmente, dovuto ridurre la sua attività clinica a favore di quella burocratica ne è un evidente epilogo che ha cambiato e svilito la professione.
Tutto cio’ premesso, e con esso la conseguente necessità di dover affrontare le ineludibili correzioni, previste anche nel PNNR, non basta però a giustificare le intollerabili, calunniose, infamanti parole pronunciate, ieri sera, dalla Gabanelli nella trasmissione DataRoom.
Alla giornalista rivolgiamo l’invito a frequentare per un giorno uno dei 50.000 ambulatori di Assistenza Primaria o per una notte una sede di Continuità Assistenziale, a sua scelta, affinchè possa prendere piena coscienza delle sue convinzioni, ma soprattutto La invitiamo a considerare che la categoria di sanitari che ha pagato il prezzo più alto a questa pandemia è stata proprio quella dei MMG fannulloni e scansafatiche; chissà dove avranno mai potuto contrarre la malattia.
Potrebbe cogliere l’occasione per andarlo a chiedere alle mogli, ai mariti, ai figli, ai genitori, dei nostri sfortunati, eroici, colleghi.
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