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Lettera aperta sulla Continuità Assistenziale al tempo del Covid

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Siamo tutti consapevoli che l’epidemia di Covid-19 rappresenti uno tsunami inimmaginabile fino solo ad un mese fa a cui nessuno di noi era preparato, semmai si possa essere preparati ad uno tsunami, e che, in questo clima di prolungata emergenza sia necessario evitare nella maniera più assoluta le sterili polemiche e cercare di utilizzare al meglio ciò di cui si dispone.
E’ anche vero, però, che non può prescindere dal constatare che le modalità con cui la Medicina del territorio, ed in particolare la Continuità Assistenziale, sta affrontando questa emergenza siano oggettivamente gravate da due ordini di fattori: in primo luogo c’è l’incertezza, nel senso che il numero dei contagiati aumenta giorno per giorno e solo a posteriori si può ricostruire la catena dei contatti a partire dal paziente affetto, per cui, il triage telefonico, anche quando fatto scrupolosamente, ha degli evidenti limiti che non permettono al Medico di ignorare un principio di cautela, utile per Sé e per i pazienti, al fine di contenere la diffusione dell’epidemia.
Secondo le prime stime, fatte in veneto e Lombardia, il numero degli asintomatici varia dal 20 al 60%. Ricordiamo anche che il paziente che solitamente si rivolge alla Continuità Assistenziale è un paziente anziano, affetto da più patologie, quindi, come ci confermano anche i numeri di questi giorni, con minori chance di sopravvivenza, qualora contagiato (anche da un Medico). Il secondo fattore che grava sull’assistenza territoriale è la sicurezza della scena: aspetto elementare ma fondamentale del soccorso, sia professionale che laico, è che chi presta aiuto non divenga a sua volta vittima.
La sicurezza lavorativa è il risultato del rispetto di determinati obblighi, e questo deve avvenire sia da parte del datore di lavoro sia da parte del lavoratore: è obbligo del titolare fornire i dispositivi di protezione ai lavoratori.
Quindi, di fronte all’evidenza che qualsiasi paziente che si rivolge ad un Medico di continuità Assistenziale possa essere un diffusore del SARS- Cov-2, tutto il personale della Continuità Assistenziale dovrebbe disporre dei necessari presidi di protezione individuale per svolgere le prestazioni in sicurezza, propria ed altrui.
Tali presidi, ad oggi si sono concretizzati nella consegna di un detergente per le mani, di un pacco di guanti,per postazione, e di due mascherine per medico, una ogni 15 giorni.
I numeri dei decessi parlano chiaro: la classe Medica, analogamente a quanto avviene per altri operatori sanitari, viene decimata giorno per giorno in un inesorabile stillicidio che vede come prima causa la dedizione al lavoro svolto pero’, ahime’, senza le dovute e indispensabili protezioni.
Angeli, non martiri!
Antonella Perrella 
 

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