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Modificato il12/04/2013

Inps, allarme per i conti dell’istituto, crolla il patrimonio netto

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inpsL’avevano definito il “Super Inps”, peccato che la fusione tra Inps, Inpdap ed Enpals, non abbia proprio nulla di super anzi ha creato un bel buco nel bilancio che  ha ridotto il patrimonio netto dell’Inps da 41 a 15 miliardi di euro.

  

 

L’Inps, che dovrebbe garantire la pensione pubblica ai cittadini, ha volatilizzato 26 miliardi di euro in 24 mesi. Il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Istituto, ha approvato il bilancio di previsione per l’anno corrente, certificando un patrimonio netto a fine 2013 pari a 15 miliardi, contro i 41 miliardi di fine 2011.Il tracollo è imputabile a due fattori.

 

La fusione avvenuta nel 2012, che ha fatto ereditare all’Inps debiti per 10 miliardi di euro dell’Inpdap.A cui vanno aggiunti circa 30 miliardi di mancati nuovi contributi da parte della Pubblica amministrazione.

Inoltre, tra i risultati principali indicati nel bilancio di previsione, si segnala un aumento del disavanzo economico e un calo del patrimonio netto dell’istituto, in quanto mentre le entrate contributive crescono dello 0,9%, la spesa per le pensioni aumenta dell’1,7%.

Nella relazione, il Civ ribadisce la necessità di sottoporre a monitoraggio i fondi amministrati dall’Inps che presentano consistenti disavanzi economici.

Occorre valutarne l’evoluzione, aggiornando i bilanci tecnici, nonché la sostenibilità dell’intero sistema, per poi portare i risultati all’attenzione dei ministeri del Lavoro, delle Politiche sociali e dell’Economia, per eventuali correttivi.I numeri non sono certo incoraggianti, anche se non è ancora tempo di dire addio alla pensione pubblica.

In attesa di capire quali ulteriori decisioni saranno prese per rimediare a una situazione difficile come quella presente, sarebbe meglio capire cosa si può fare per diversificare i propri investimenti previdenziali. Ancora una volta, si sente l’esigenza di quel famoso secondo pilastro, ovvero la previdenza complementare, che in Italia risulta avere uno dei tassi di adesione più bassi d’Europa.

 

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