L’On. Gasparri chiede il commissariamento dell’ENPAM.
Senato della Repubblica – 4-02273 – Interrogazione a risposta scritta presentata dal Sen. Gasparri (FI-PdL) il 4 Giugno 2014.
GASPARRI – Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri della giustizia, dell’economia e delle finanze e del lavoro e delle politiche sociali
Premesso che, a quanto risulta all’interrogante:dalle indagini della Procura della Repubblica di Milano e della Guardia di finanza in merito alla bancarotta della Sopaf SpA e alle vicende collegate alla famiglia Magnoni, che vedono coinvolti l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani (Inpgi), l’Ente nazionale di previdenza ed assistenza dei medici e degli odontoiatri (Enpam) e la Cassa di previdenza dei ragionieri e dei periti commerciali, è emerso che vi sarebbe stata una truffa per oltre 90 milioni di euro;
risulterebbe che il 23 febbraio 2009 il presidente dell’Inpgi Andrea Camporese, con una procedura definita “anomala” e che non trova corrispettivi in altri contratti firmati da Sopaf, per conto dell’Inpgi avrebbe firmato un contratto con la medesima Sopaf per l’acquisto di quote del Fondo immobili pubblici (FIP) pari a 30 milioni di euro a “prezzo immodificabile”, senza che nel contratto vi fosse “alcuna indicazione del valore della quota”, ma solo l’indicazione dell’ammontare complessivo dell’investimento;
risulterebbe, altresì, che: il 31 dicembre 2008 la Sopaf avrebbe contrattato con la società austriaca Immowest l’acquisto di quote Fip al prezzo di 100.000 euro ciascuna; il 3 marzo 2009 l’Inpgi avrebbe pagato in anticipo 30 milioni di euro alla Sopaf per l’acquisto delle quote sovraindicate che la Sopaf, priva di liquidità, di fatto, ancora non deteneva; il 12 marzo 2009, la Sopaf, con la somma anticipata dall’Inpgi avrebbe perfezionato l’acquisto da Immowest delle quote Fip a 100.000 euro ciascuna cedendole all’Inpgi ad un prezzo di circa 133.000 euro ciascuna; nonostante le numerose condizioni di favore a Sopaf, lo sconto applicato all’Inpgi sarebbe stato del 3,34 per cento sul valore di mercato della quota (Nav), sensibilmente inferiore rispetto allo sconto medio del 4,2 per cento;
in base agli accertamenti effettuati dalla Guardia di finanza, i magistrati milanesi avrebbero messo in luce la “consuetudine di rapporti molto stretta” tra i presidenti dei 3 enti “Camporese, Parodi e Saltarelli e i vertici di Sopaf Spa” (ovvero con i membri della famiglia Magnoni e gli altri arrestati) sottolineando che “va evidenziato come risultino allo stato attuale del tutto opachi i rapporti che il mondo Sopaf intrattiene con esponenti di importanti istituzioni pubbliche e private” e, ancora, “il pensiero corre ai rapporti con gli esponenti delle Casse previdenziali: non si comprende il coinvolgimento di costoro nelle operazioni illecite, e allo stesso tempo, appare inspiegabile l’intrecciarsi continuo di relazioni con Sopaf SpA così radicalmente antieconomiche per tali enti”;
la vicenda Sopaf, poi, con tutti i gravi elementi che la caratterizzano (a cominciare dal fatto che è emersa a ben 5 anni di distanza) ha alimentato ulteriori preoccupazioni in occasione della recente costituzione del fondo immobiliare “Giovanni Amendola” in cui le viene conferito l’intero patrimonio immobiliare dell’Inpgi;
alla base di questa operazione vi sarebbe il vantaggio, asserito più volte dal presidente Camporese e dai vertici Inpgi, costituito dalla rivalutazione del patrimonio dal valore storico di 690 milioni al valore di mercato di 1,2 miliardi, senza che a tutt’oggi siano stati resi pubblici i criteri della stima e la stima stessa effettuata da un esperto indipendente;
a parere dell’interrogante esistono fondati dubbi sulle finalità dell’intera operazione, considerato che l’atto istitutivo del fondo quale unico reale criterio di valorizzazione del patrimonio indica l’aumento dei canoni d’affitto del “residenziale”, in un mercato che invece ha subito l’abbattimento almeno del 20-30 per cento dei valori medi,
si chiede di sapere:
se il Governo fosse a conoscenza di quanto accertato dal Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza;
se fosse a conoscenza che il danno all’Inpgi e all’Enpam a seguito delle operazioni intraprese dai rispettivi enti previdenziali, sa
rebbe stato rispettivamente di 10.920.938,56 euro per la cassa previdenziale dei giornalisti e di 22.657.554 euro per la cassa previdenziale dei medici e odontoiatri, anziché di 7,6 e 15,9 milioni finora accertati;
se corrisponda al vero che la Investire Sgr Immobiliare SpA (società di gestione del Fondo immobiliare pubblico), comunicò il 27 febbraio 2009 un prezzo per quota pari a 138.552,563 euro, di gran lunga superiore al valore di mercato indicato da Bloomberg (uno dei due indici presi come riferimento dagli operatori) e che il 12 marzo 2009, data di perfezionamento delle quote Fip da parte dell’Inpgi e Enpam, era di 85.174,38 euro, quindi inferiore di ben oltre 53.000 euro a quota;
se, alla luce di quanto sopra evidenziato e attesi i gravi e pesanti sospetti avanzati in modo esplicito dagli organi inquirenti rispetto al comportamento dei Presidenti in carica degli Istituti in questione nella vicenda Sopaf, non ritenga opportuno adottare misure straordinarie quali il commissariamento previste nei termini di legge per tutelare l’integrità e il corretto funzionamento degli enti stessi;
se intenda accertare le reali entità dei danni arrecati alle casse previdenziali da queste e altre operazioni che possano mettere a rischio la tenuta dei conti e il patrimonio a garanzia dell’attività previdenziale e assistenziale;
se voglia verificare le eventuali responsabilità extra penali imputabili agli amministratori, ai revisori dei conti e al management dei detti enti;
se ritenga di riscontrare quali azioni abbiano messo in atto e stiano predisponendo tali enti per recuperare somme tanto ingenti di perdite o mancati guadagni a danno degli iscritti e, in assenza di iniziativa sollecitarle con urgenza;
se possa accertare, nei limiti delle proprie attribuzioni, le reali finalità e la correttezza sostanziale oltre che formale nella costituzione del fondo immobiliare chiuso “Giovanni Amendola”;
se pensi di accertare quali misure di tutela e autotutela siano state messe in atto per evitare che attraverso operazioni finanziarie, anche con il ricorso a investimenti apparentemente sicuri come i fondi immobiliari ma altrettanto pericolosi dei “derivati”, si ripetano truffe e raggiri che mettono a repentaglio la tenuta, la credibilità e l’immagine degli enti previdenziali.
(4-02273)
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